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Brutalismo, una mostra fotografica a Madrid

Brutalismo

Il brutalismo è il protagonista dell’ultima mostra di Roberto Conte. Per l’esattezza, questa mostra è incentrata sull’architettura brutalista di Madrid.

Roberto Conte è un fotografo e spesso ritrae edifici modernisti e brutalisti.

La mostra sul brutalismo

A Madrid ha fotografato la Torres Blancas di Francisco Javier Sáenz de Oíz, una chiesa di Cecilio Sanchez-Robles Taríns ispirata a Le Corbusier (la chiesa di Nuestra Señora del Rosario de Filipina di Tarín), il Dipartimento di Scienze dell’Informazione, l’Istituto per i Beni Culturali, soprannomato la Corona di Spine, e altri edifici ancora, tra cui scuole, complessi residenziali, scuole e sedi aziendali (tra cui l’edificio per uffici dell’IBM costruito nel 1966).

In tutto, le fotografie sono 21.

Le parole dell’autore

Roberto Conte ha detto “Mi sono concentrato sul brutalismo sia perché è una ‘linea concreta’ che ha guidato la mia ricerca personale per molti anni sia perché è un termine che di solito non è associato a Madrid.

La città automaticamente fa scattare altre associazioni e questo la rende ancora più interessante dal mio punto di vista.

Gli edifici sono stati costruiti in un periodo di liberazione graduale e progressiva della Spagna dal franchismo”.

Torres Blancas

Forse il Torres Blancas è l’edificio più importante di questa mostra. È alto 25 piani e 71 metri. È stato progettato nel 1961 e inizialmente doveva far parte di una coppia. Ha delle forme cilindriche molto suggestive.

È il preferito di Conte, che ha detto: “È un edificio incredibile, con elementi cilindrici che si intersecano in una progressione ascensionale che ricorda il Giappone. Inoltre, ogni dettaglio dell’edificio è assolutamente interessante”.

Beni Culturali

L’Istituto dei Beni Culturali di Spagna (di Fernando Higueras Díaz e Antonio Miró Valverde) per Conte è uno degli edifici più significativi del brutalismo spagnolo.

Viene detto anche Corona del Espinas (Corona di spine) per via delle forme del soffitto.

Princesa

Díaz e Valverde hanno progettato anche l’edificio Princesa, destinato all’uso abitativo. Lo hanno fatto insieme a Carlos García Rodríguez. Princesa ha balconi orizzontali e ampi giardini pensili. È stato costruito nel 1967.

Nuestra Señora del Rosario de Filipinas

Nuestra Señora del Rosario de Filipinas è stata costruita tra il 1967 e il 1970. È stata progettata dall’architetto Cecilio Sánchez-Robles Tarín e ristrutturata dall’architetto Manuel Mateo Sanz nel 1989. La facciata è di cemento.

L’eccezione

La chiesa di Santa Ana y la Esperanza di Miguel Fisac ​​Serna è l’unico edificio della mostra che non è stato progettato da architetti spagnoli ma francesi (Michel Andrault, Pierre Parat, Aydin Guvan e Alain Capieu). È del 1974.

Franchismo e apertura

Sul fatto che quasi tutto questi edifici siano stati progettati da architetti spagnoli, Conte ha detto: “La situazione politica probabilmente ha contribuito ad affidare la progettazione di quegli edifici ad architetti locali, ma ognuno di loro aveva la sua storia molto personale e, allo stesso tempo, ognuno di loro è stato fortemente influenzato dal modo in cui l’architettura moderna e brutalista si stava sviluppando nel resto del mondo”.

Chi è Roberto Conte? Uno che apprezza il brutalismo

Roberto Conte fotografa edifici dal 2006. In precedenza, ha immortalato le opere di Le Corbusier a Chandigarh e l’architettura del dopoguerra in Georgia. Vive in Italia ed è specializzato in brutalismo. Ha dichiarato che da quando ha cominciato a essere attratto dagli edifici che vedono un utilizzo cospicuo del cemento, questo tipo di costruzione è diventato il suo soggetto privilegiato. Non gli interessano la bellezza o la bruttezza degli edifici, ma non vuole neanche fare delle analisi sociologiche sul ruolo di questi edifici, soprattutto dal punto di vista abitativo.

Gli piacciono la matericità, la duttilità e la malleabilità del cemento, materiale che ha successo in architettura anche grazie a Le Corbusier e al brutalismo.

Lo affascinano l’impatto visivo e urbanistico molto forte, i volumi imponenti, l’innovazione e il coraggio. E forse anche il fatto che questo impatto visivo e urbanistico a volte sia molto evidente, addirittura ostentato.

Che cos’è il brutalismo?

Il brutalismo nasce in Inghilterra nel secondo dopoguerra in contrapposizione al Movimento Moderno.

Ma gli architetti brutalisti rifiutano anche l’approccio storicista e quello “popolare” dell’empirismo scandinavo.

Negli edifici brutalisti i materiali e gli impianti sono a vista. Le forme sono spigolose. Il tutto intenzionalmente.

Il brutalismo tenta di affrontare la società di produzione in massa traendo una sorta di ‘rozza poesia’ dalle forze potenti e confuse che sono in gioco. (…) la sua essenza è etica, ha detto Peter Smithson nel 1956.

Peter Smithson è uno degli esponenti più importanti del brutalismo inglese, insieme alla moglie Alison Smithson.

Sono gli anni Jackson Pollock e dell’Art Brut di Jean Dubuffet.

Il brutalismo ama molto il beton brut, il cemento armato a vista.

Le Corbusier è uno dei suoi esponenti più famosi.

Un esempio di architettura brutalista è la Torre Velasca di Milano. Un altro è il San Paolo di Napoli (prima).

Adesso il brutalismo va molto, anche grazie a Instagram e a Pinterest. L’edificio che ha più successo è proprio Torre Velasca.

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