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La prima edizione della Biennale di Arti Islamiche

Biennale di Arti Islamiche

Il 23 gennaio, a Gedda (Arabia Saudita), si è aperta la prima edizione della Biennale di Arti Islamiche. Durerà fino al 23 aprile. È ospitata dalla Diriyah Biennale Foundation.

Al momento dell’inaugurazione c’è stata una scenografia progettata da OMA/Iyad Alsaka e Kaveh Dabiri.

DI CHE COSA SI TRATTA?

Gli spazi espositivi occupano una superficie di 120.000 metri quadrati e si trovano al Western Hajj Terminal, progettato da Skidmore, Owings & Merrill (SOM) e vincitore dell’Aga Khan Award nel 1983.

Il nome ufficiale della Biennale di Arti Islamiche è Awwal Bait, che potremmo tradurre con Prima Casa. La mostra esplora il modo in cui i luoghi più sacri dell’Islam – La Mecca e Medina (il luogo in cui è sepolto Maometto) ispirano i musulmani di tutto il mondo a creare un senso di appartenenza alla propria religione, portando unità in un mondo plurale.

Iyad Alsaka di OMA Partner ha detto: “Questa mostra è un’opportunità per scoprire e conoscere la cultura islamica. Sono esposti più di 200 oggetti antichi, alcuni dei quali mai visti dal grande pubblico. Inoltre, ci sono opere di artisti contemporanei provenienti dall’Arabia Saudita e da altri Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa e anche da Paesi come il Regno Unito e il Sud Africa, che danno una nuova dimensione ai rituali senza tempo dell’Islam”.

LA SCENOGRAFIA

La scenografia progettata d OMA divide lo spazio espositivo in due parti complementari.

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Attraverso una sequenza di gallerie di nuova costruzione, una traiettoria coreografica consente ai visitatori di orientarsi progressivamente mentre si spostano da una stanza all’altra.

I reperti si manifestano a poco a poco in un viaggio dall’oscurità alla luce, che inizia in una stanza scarsamente illuminata piena di astrolabi del XVII secolo – usati per calcolare la Qiblah – e si conclude nello spazio luminoso che ospita un’installazione che riprende la Prima Porta saudita della Ka`bah alla Mecca, installata durante il regno del re Abdul Aziz. Chi l’ha progettata si è ispirato al concetto di Qiblah, la direzione verso cui si rivolgono i musulmani quando pregano.

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Sotto la tettoia del terminal c’è un paesaggio desertico. È un riferimento all’Egira, il viaggio fatto da Maometto dalla Mecca a Medina. Qui abbiamo pendenze e pareti inclinate di varie altezze, disposte in relazione alla geometria della struttura esistente. Sono state costruite per esporre le opere d’arte e creano un senso di esplorazione che permane per tutta la visita. Due padiglioni autoportanti fungono da punti di riferimento nel paesaggio aperto. Qui sono stati messi dei manufatti provenienti dalla Mecca e da Medina. In contrasto con l’atmosfera ruvida all’esterno, quella dei padiglioni è molto luminosa.

NON C’È SOLO LA BIENNALE DI ARTI ISLAMICHE

Il design della mostra è stato curato da OMA Iyad Alsaka insieme all’associato Kaveh Dabiri e all’architetto del progetto, Saskia Simon. Il progetto è il primo lavoro realizzato da OMA in Arabia Saudita. OMA in Medio Oriente ha realizzato progetti come la Qatar National Library, la sede della Qatar Foundation e la Concrete at Alserkal Avenue di Dubai.

Indipendente dalla Biennale di Arti Islamiche, c’è una galleria separata chiamata AlMadar che presenta oggetti provenienti da dodici istituzioni locali e internazionali tra cui la Collezione di arte islamica Al Sabah del Kuwait, insieme a una mostra che rende omaggio al Terminal Hajj Entrambe celebrano il proprio 40° anniversario.

 

Fonte

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